Acu, un sistema lavoro, che non teme la crisi

 

I manager che da due anni a questa parte, sono alle prese con le strategie più tecniche e varie, per districarsi da una crisi economica che non sembra mollare la presa, non crederebbero mai al fatto che nel mondo, anzi in una delle aree più depresse del Mezzogiorno d’Italia, esiste un sistema di produzione lavoro, che ha sconfitto la disoccupazione, e non teme la flessione economica. E tutto questo come ? Semplicemente applicando i principi di Dio.

La cosa è talmente incredibile, che persino la facoltà di Sociologia dell’Università “La Cattolica”, oggi la propone come argomento di studio. Ma non c’è analisi scientifica che tenga, poiché dietro ACU, cioè Azione Cristiana Umanitaria, c’è l’impegno di uomini e donne cristiani, convinti che la Parola di Dio, si adempie nel sociale, nel lavoro, nella progettazione, nel prevenire la visibilità dei bisogni territoriali. Eppure siamo a Reggio Calabria.

Acu è un sistema di lavoro nato per mettersi al servizio della società. E’ un sistema operativo composto da associazioni, cooperative e società che interagiscono per giungere ad un comune obiettivo: dare lavoro alle famiglie che vivono nel bisogno e nel disagio economico. Dare, infine, ai giovani, una possibilità in più rispetto a tutte quelle che la società offre. Dalle prime forme di volontariato, si è passati poi alla creazione di vere e proprie persone giuridiche, società e cooperative, che operano nel mondo dei servizi, terziario e quaternario.

Acu, oggi, è una realtà attiva, con imprese interne ed altre affiliate, e della quale potete prendere atto visitando il sito www.peace.it

Esperienza sensibile con i John Merrick

 

I John Merrick hanno un progetto che risale al 2003, quando per la prima volta si incontravano a Reggio Calabria Alfredo Messina e Adriano Modica. Il primo autore dei testi, il secondo animatore degli arrangiamenti, oltre ad essere una delle icone nazionali dell’indie.

Adesso la formazione John Merrick, si arricchisce di due nuovi elementi, Bruno Crucitti, reggino anche lui e già batterista de “La terza mano”, band di accompagnamento del caustico Modica, e Domenico Cotroneo (basso e tastiere), con i quali i John Merrick sono al lavoro sul terzo album. Di quest’ultimo lavoro, John Merrick, dietro cui si nasconde il bravissimo Alfredo Messina, tra i migliori e più innovativi compositori della nostra Calabria, ci può svelare soltanto che, ancora una volta, «le canzoni prendono una direzione lenta». Una lentezza evidentemente siglata dalla passione tormentosa, che spinge Merrick a sedersi al pianoforte, e comporre, senza spasimi e senza traumi, ma come condotto da una marea interiore, un’ispirazione che “ti prende e ti porta via”.

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Roccella Jonica, capitale del jazz

Trent’anni di Roccella jazz. Torna il festival jazz più internazionale della Calabria. Torna alla carica per l’edizione 2010 con la voglia di ritrovarsi a casa, senza poste in altri luoghi se non la bella e mediterranea Roccella Jonica. Unica tappa fuori sede, l’Arena dello Stretto di Reggio Calabria, in una suggestiva cornice notturna, fra bagliori crepitanti e miti nascosti.

Un programma succulento, variegato e innovativo, che quest’anno unisce la musica jazz alla filosofia slow food, una strategia per far gustare il meglio del made in Calabria, all’ombra della brezza estiva. Colpevole dell’evento, come sempre, come ogni anno, dal 1980, l’Associazione culturale Jonica Onlus/Rumori Mediterranei. Per questo compleanno speciale, che segna uno spartiacque, lo slogan è Memorie future sotto l’ennesima direzione di Paolo Damiani.

Anche il Roccella Jazz, come il cuore dei musicisti, ha compiuto un viaggio lungo trent’anni, ma questo percorso ha voglia di proiettarsi ancora oltre il tempo e la memoria. Dal 13 al 21 agosto, con un primo preludio a Roccella Jonica, complice il cinema di Maresco, ecco gli appuntamenti che siete invitati a seguire;

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In marcia per il Sud

 

  

Dopo il blitz dei suoi attivisti e lo striscione srotolato da Trinità dei Monti, in piazza di Spagna, con la scritta Il Sud frana e le mafie se la ridono dal Ponte, l’edizione 2010 della Lunga Marcia della Memoria, organizzata dall’associazione daSud, si appresta a sbarcare in Calabria.

La Lunga Marcia della Memoria, giunta alla sua terza edizione, attraverserà il Sud del nostro Paese – dalla Calabria alla Puglia – durante i mesi di luglio, agosto e settembre per ragionare sui nuovi linguaggi antimafia. Musica, fumetti, murales, fotografie, video, scrittura e performance sono alcuni dei mezzi espressivi che caratterizzeranno le giornate dell’associazione daSud e gli strumenti adottati per raccontare nuove storie, rivendicare diritti civili e sociali, promuovere la partecipazione dei cittadini contro le mafie, chiedere giustizia e verità sulle vittime innocenti delle mafie.

Il Paese reale è andato ben oltre “La Piovra” degli anni ‘80. Raccontiamo con passione, con la potenza dei nuovi linguaggi espressivi, con la forza immaginifica che viene dalla contaminazione delle forme espressive. Sono tante le strade a percorrere per reinventare un linguaggio che oggi più che mai ha bisogno di richiamare all’impegno antimafia nuove generazioni e strati sociali ancora marginali. L’obiettivo è ricominciare “da Sud” la Lunga Marcia che porta dalla memoria al futuro.

Per approfondimenti www.dasud.it

Fjelds, ghiaccio bollente

Che cosa c’è di nuovo sotto questo cielo ? Roccia che si spacca; polvere lunare che si condensa in sonorità ancestrali; raffiche cristalline che mozzano il battito al cuore. Si chiamano Fjelds, sono giovani, giovanissimi. Da appena sei mesi hanno levato il primo vagito, irrompendo come una bufera nel panorama della musica indie reggina, nell’ambito delle autoproduzioni, nel silenzio della notte, in un regime postrock allentato da atmosfere cariche di freschezza. Spontanei, genuini, naturali, puliti, i Fjelds guardano con nostalgia al suono freddo, lo praticano con personale energia, lo caricano di temi intimi, di scritture musicali intense, di sperimentazioni strumentali, di rinnovato vigore. E’ una forma mentis, che trova il suo cordone ombelicale nella musica nordica, nella neve dell’Islanda.

Giuseppe Porcino, voce e chitarra e autore dei testi, Daniele Giustra, drums/vocals, Marco Ragno, il ragioniere della band, alle prese con tastierine anni ‘80, xilofono, bontempi m – 40, cymbalon, e poi inaspettati toys dall’altrettanto suono inaspettato, irriverente e suggestivo, che fa pendant con lo schema classico della voce e della chitarra.

Li abbiamo ascoltati live, e adorati, al Multikulti Shop di Reggio Calabria, in una cornice informale; una soluzione estemporanea che ha concentrato la tensione, prestando il fianco all’immediatezza della band.

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Oltre il bavaglio

«Esiste un sistema dei media, che è imbavagliato a prescindere dalla legge». E’ in ballo la libertà di stampa, ma è in ballo soprattutto il concetto di verità. Sbattersi per costruire quotidianamente un’idea di verità, senza doppi sensi e senza compromessi, è il coraggio che contraddistingue molti giornalisti e scrittori del nostro Paese, alcuni dei quali osano anche nella più estrema ed angariata Calabria, l’ultimo lembo del mondo, il fondo dell’inferno, la periferia dell’Impero. Eppure anche da qui, esce qualcosa di buono. Certi fanno radici e riescono a puntare i piedi anche su questo territorio, scavando con le proprie mani a volte indifferenza, a volte entusiasmo, a volte speranza, il più delle volte fanno storcere il naso ai perbenisti, ambienti borghesi a destra e sinistra, degradati nel “quieto vivere”. Altri invece, scappano via, ma lasciano il cuore e soprattutto la coscienza civile e morale in Calabria, macinando la vendetta, che si compendia nel tirare fuori un’inchiesta, una storia nascosta, un fatto mai denunciato, scoprendo una memoria di glorie e di misfatti, che i benpensanti, i corrotti, hanno sepolto a favore del loro personale interesse. Bavagli o meno, qualche spiraglio si fa strada nella lunga estate torrida della Calabria, e in particolare di Reggio Calabria.

Apripista assoluto in questa spasmodica ricerca delle molteplici verità del nostro tempo, il primo Contest dedicato all’Editoria di inchiesta e di denuncia: “Tabula Rasa”, una longa manus dell’associazione Urba Strill, interamente prodotta e inventata da Giusva Branca, direttore del quotidiano on line Strill.it e da Raffaele Mortelliti.

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Una vita da indipendente

 

Viene considerato un «autentico pioniere del “fai da te” che da un paio di decenni si batte in quasi totale solitudine contro le convenzioni artistiche e commerciali del music business nostrano». A noi, amanti della musica di qualità, ci sembrava doveroso dedicargli uno spazio, con un’intervista schietta e diretta, che appartiene allo stile di Giulio Tedeschi, uno fra i più grandi discografici italiani, fondatore dell’etichetta Toast Records e ideatore del Mei, Meeting degli Indipendenti: Festival della Produzione Musicale e Culturale Indipendente Italiana.

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Giustizia per i ragazzi disabili

Ancora uno scippo alla provincia di Reggio Calabria. A farne le spese questa volta i nostri ragazzi disabili in età scolare, che, a dispetto della gravità dei loro problemi, vengono privati dei diritti, tra cui quello di integrarsi nella collettività, di vivere una vita dignitosa, di acquisire conoscenze e competenze al pari dei loro coetanei e la prospettiva di un dignitoso inserimento professionale. Venendo a mancare le condizioni perché i diritti si trasformino da meri concetti in atti concreti, si crea un aumento indiscriminato del disagio e una lesione del diritto legittimo.

Non può una logica matematica legata ad esigenze di risparmio economico penalizzare la componente più svantaggiata e sfortunata della nostra già emarginata società; non può una semplice contrattazione istituzionale “tagliare le gambe” a chi già ha difficoltà ad integrarsi in una scuola massacrata da innumerevoli problematiche. Non dimentichiamo che dietro ai ragazzi con disabilità esiste spesso una realtà familiare e sociale di grave indigenza e povertà.

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40 anni di barricate

 

La passione per la rivolta sale goccia a goccia, come un’adrenalina malefica, che muta il metabolismo asfittico del corpo. Così è della coscienza di un popolo, un corpo civile, che sente la febbre dell’ingiustizia, e divora subito una soluzione/anticorpo, che esplode come un colpo in canna. E’ la rivolta di Reggio, sorta spontanea dal bisogno di dignità di un popolo soggiogato, da sempre preda dello straniero. Un corpo ferito, il popolo reggino, che il 14 luglio 1970 si riversa nelle piazze come uno sciame impazzito. In testa ha solo la sconfitta. Il capoluogo è preso, la battaglia istituzionale è persa, al tavolo dei grandi, Reggio Calabria è ancora una volta barattata. E’ la guerra! Mai s’era visto tanto ardore da parte della gente comune. C’è spazio per tutti, uomini, donne e studenti, la piazza diventa l’agorà del dibattito, lo spazio dello sfogo feroce, che richiama persino i carri armati. Lo Stato non sa come reagire, e come è solito, di fronte al risveglio degli orgogli, di fronte alle prese di posizione, lo Stato Italiano si fa feroce e violento, un debole col corpo da mostro pronto a divorare, senza alternativa di dialogo.

Quarant’anni sono passati, e il bruciore della ferita non si è spento. Gli anni bui però sono finiti, la primavera reggina ha risolto l’oscurantismo civile di un territorio depredato dai suoi stessi fratelli. Adesso la presidenza della Regione, ha sangue reggino. Un moto di riscatto, che parte dal basso, continua a ricordare il sopruso, l’inganno, il bavaglio, il miraggio disperso, un tempo taciuto alla concretezza dei fatti, i misfatti, gli abusi, le tesi irrisolte. Reggio bella e gentile non può essere messa da parte, ma l’unica volta in cui si è liberata del giogo, lo Stato ha avuto paura, si è trincerato nella difesa della “ragion di Stato”. Eppure Reggio Calabria, con questo atto estremo ha fatto storia, e ha concluso, suo malgrado, la parabola delle rivoluzioni incominciata qualche secolo prima, sempre da qui, sempre dal Meridione. Eppure qualcosa è andato storto; chi non ha mai avuto potere, difficilmente sa gestire la situazione, e così la rivolta si trasforma in un panegirico violento, accusando i colpi di questo o quell’intrigo politico, di forze opposte e tenebrose, a destra a sinistra al centro al margine, politiche, massoniche, ‘ndranghetiste.

Reggio resta comunque il capoluogo morale della Calabria, una fetta di paradiso svenduto, a guardia dello Stretto e dell’Aspromonte, a metà fra il mito, la leggenda e la storia, in quell’Italia che alle spalle continua a tramare!

All’ombra dello Stretto, miseria e avvenenza

Vincenzo Musarella si apre ad una scrittura viscerale. Un segnale limpido, che non placa però la sua voglia di comunicare esperienze di vita, anche ai margini. Vincenzo Musarella irretisce con la sua personale linea di scrittura; un affondo sereno nello stile dannunziano, un clima scritturale dirozzato, pulito, solo in qualche passaggio ridondante e debordante, ma senza togliere scorrevolezza al tema centrale.

Lena. Una turpe storia tra Scilla e Cariddi, è l’ultimo della trilogia della gioventù; un episodio carico di “merce sessuale”, di miseria umana, di destini interrotti, che invoglia a scoprire il finale. Un finale brusco e decisivo, per sempre!

Edito dalla casa editrice Meligrana Giuseppe, di Tropea (VV), il romanzo soggiace ad una forza cosmica invadente, alimenta il perpetuo errare dell’animo umano, si rafforza nell’insistente rovesciamento del destino: odiosa appendice di un’esistenza inaspettata, di vicende malsane che colmano il senso di stanchezza e di resa alla fatalità.

Una piccola, ma efficace casa editrice, dunque, che ha scoperto questo talento irrisolto, tra intriganti passioni e povertà sentimentali e ristrettezze economiche e amena solidarietà familiare. Vincenzo Musarella conclude il suo capolavoro, facendo venire fuori il magma delle sue emozioni, la consistenza psicologica di una esistenza tesa ad osservare il mondo, la sua evoluzione e le conseguenze, smagliature di una mappa deplorevole.

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