Buona visione a tutti!

Apre i battenti la XXV edizione del festival “Il cinema ritrovato”. Bologna e la cineteca si agghindano a festa per accogliere le pellicole più belle, per riportare alla luce e alla bellezza dei colori vitali, metri e metri di bobine in bianco e nero. Otto giorni di “cinema perduto e ritrovato” – dal 25 giugno al 2 luglio – fitti di appuntamenti, incontri, aperitivi, seminari, laboratori, mostre e scatti fotografici, e soprattutto di visioni senza tempo che prendono forma sul grande schermo. In piazza Maggiore o nelle sale messe a disposizione dalla cineteca di Bologna, “il grande schermo” è il vero protagonista: il suo fascino resiste alle innovazioni del digitale.

Un’edizione importante questa del 2011, un traguardo: le nozze d’argento del “cinema ritrovato”. In realtà è il paradiso dei cinefili, una macchina del tempo, un rendez vous a cui la città non rinuncia nemmeno sotto la canicola asfissiante dell’estate bolognese. All’ombra del Nettuno, il festival ci conduce tra film, documentari e dibattiti attorno agli autori del Novecento. Ma non solo; musica live, l’orchestra al completo del Teatro Comunale di Bologna, impressionismo, realismo, prospettive estetiche, riverberi di classicità, eventi storici e personaggi culto/storia del cinema, che si confondono con la tecnologia cinematografica post contemporanea. Ad inaugurare la kermesse 2011 Giuseppe Tornatore. A Goffredo Lombardi, istituzione del cinema italiano per eccellenza, signore e padrone della “Titanus” della dolce vita e poi degli anni ruggenti, l’omaggio del regista siciliano con il film – documento L’ultimo Gattopardo.

Cinema popolare e cinema d’autore, i film muti e i capolavori di Howard Hawks, Il ladro di Bagdad e l’ultimo documentario di Martin Scorsese, la pioniera Alice Guy e un tributo ad Elias Kazan, e ancora la fotografia didattica di Eric Rohmer, Le voyage dans la lune, il socialismo, l’intelligenza civile di Luigi Zampa, la guerra in Libia e il progetto Chaplin, troverete di tutto sotto le stelle de “Il cinema ritrovato”, persino il superatissimo luogo comune che Agli uomini piacciono le bionde, tanto per citare un classico!

Il programma al completo si può scaricare dal sito http://www.cinetecadibologna.it/

Comunicato di redazione de “Il Messaggero”

Roma, 25 giugno 2011.

ll Comitato di Redazione del Messaggero denuncia le continue provocazioni dell’Azienda, che è arrivata a minacciare sanzioni disciplinari a tutti i partecipanti all’Assemblea dei giornalisti, e ha avviato la procedura sanzionatoria per quei redattori che sono stati identificati come presenti alla riunione sindacale. Fino a quando le intimidazioni riguardavano solo il Cdr non abbiamo ritenuto di rispondere, nell’ostinato tentativo di recuperare corrette relazioni industriali. Ma ora, venuti a conoscenza che la procedura disciplinare è stata avviata anche per altri colleghi, non possiamo che denunciare una situazione che non ha precedenti nella storia del giornalismo italiano in tempi di democrazia. Il pretesto è stato che l’Assemblea è stata convocata, com’è tradizione storica, nel salone della Cronaca di Roma, mentre l’Azienda voleva che si svolgesse in un’aula al piano terra, fuori dal luogo di fattura del giornale, con un ingresso direttamente sull’androne. I motivi addotti, rappresentati solo ora, sono legati alla sicurezza. Spiegazione che non convince, perché la stanza proposta è di 65 mq più piccola del salone della Cronaca e può ospitare solo un terzo della redazione.

Il salone della Cronaca di Roma ha ospitato assemblee quando l’organico era molto superiore a quello attuale, fino a sessanta giornalisti in più appena due anni fa. E dodici anni fa, quando il giornale era già proprietà di questo Editore, ha ospitato la visita del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, con un affollamento di trecento tra giornalisti, amministrativi, poligrafici e persone al seguito nella stessa sala che ora si giudica pericolosa. Noi dalla parte nostra abbiamo lo Statuto dei Lavoratori, che prevede che le assemblee si tengano nei luoghi di lavoro e non in un locale di arredo. Tuttavia, neanche di questa cosa abbiamo fatto una questione di principio, disponibili a un confronto che tenga conto degli interessi di tutti e dei reciproci diritti. Ma la misura è colma se si colpiscono i giornalisti nella loro libera attività sindacale. Come Cdr abbiamo chiesto all’azienda di ritirare la procedura disciplinare per quei colleghi che non fanno parte del Comitato di Redazione. La risposta è stata: «Non sempre ci sono risposte». A questo si aggiunge che l’Azienda ha preteso di intimidire i giornalisti all’interno del luogo di lavoro comunicando che «personale di vigilanza sarà di presidio all’ingresso della sala Cronaca, per garantire il rispetto delle indicazioni aziendali» se si dovesse svolgere l’Assemblea. Un linguaggio e un’iniziativa estranei alla gestione di un giornale libero in un Paese libero.

Queste intimidazioni avvengono dopo un’Assemblea che ha stigmatizzato il trasferimento, senza che ci siano state rappresentate le comprovate ragioni richieste dal Codice Civile, di una collega dalla redazione di Pescara all’Aquila; il mutamento di mansioni di un’altra collega di Roma che vede pregiudicata la sua professionalità e la chiusura, dopo oltre cinquant’anni, della redazione “storica” di Macerata. A testa alta difendiamo la dignità del nostro lavoro e impegno, e siamo certi che i lettori sono e saranno al nostro fianco.

 

 

 

Genere in estinzione!

E’ come un buco oscuro dove si viene risucchiati, senza ritegno e senza speranza che il cambiamento in atto possa arrestarsi. L’analisi è attenta, ma forse ancora troppo superficiale per capire cosa c’è che respinge e distrugge quell’armonia per la quale erano stati creati i generi: maschile e femminile per l’esattezza.

“Addio maschio” di Pasquale Romeo, psichiatra e psicoterapeuta attivo a Reggio Calabria si limita a disturbare la confusione dei generi, pur solleticando la prospettiva di una risposta futura certa, che per adesso sembra non trovare appigli comodi nel generale caos che recita la società post contemporanea. Uomini e donne, in ogni caso continuano a darsi la mano, anche se con ruoli invertiti. Strada facendo si è persa soprattutto la maschera del tradizionalismo e il “maschio” – perché è questo l’aspetto che sta venendo meno, “l’uomo” come essere vivente in qualche modo resiste – ha smesso di fare il duro e si è dato al libero sfogo delle sue passioni più intrinseche e celate. Come per esempio, quella di sostituirsi alla donna, a volte addirittura nella sua secolare funzione materna. Vi dice qualcosa la parola “mammo” ?

Ma andiamo con ordine. La ricerca di Pasquale Romeo trae spunto da un lavoro di ricerca scientifica sulla sessualità maschile e femminile svolto in ragione del servizio sessuale dell’Asp di Reggio Calabria. Realtà unica, specialmente al Sud, per la sua multidisciplinarietà. Romeo, che già conosciamo per i suoi trascorsi sul legame tra uomo e donna o su Amore e Caos o sulla tematica del tradimento come altro volto dell’amore, in quest’ultima prova tenta di arginare, sollevando soprattutto dubbi, l’emorragia della famiglia. Parte dal presupposto che, superati gli stereotipi sessuali, realizzata una sovrapposizione dei ruoli, il sesso debole è adesso l’uomo, per il semplice motivo che ne è scaduta l’autorità, complice il femminismo e le battaglie per i diritti delle donne. Questo, di conseguenza, ha destrutturato la tipica famiglia patriarcale. Un topos che ora allarga le vedute verso ambiti familiari senza figure stabili, senza il maschio di riferimento, spesso dimensioni familiari allargate o molteplici, e con madri amazzoni sempre più imponenti, donne in carriera/factotum che non hanno bisogno di compagni. A breve, nemmeno per riprodursi. Ecco uno degli squilibri più succulenti, secondo Romeo, della società odierna.

E l’amore, la passione, il piacere, i sentimenti, l’educazione, il senso di protezione e di mutuo soccorso, che fine hanno fatto ? Romeo addirittura sostiene che sia in atto un processo di “misandria”, ovvero “odio verso gli uomini”. Ci possiamo credere ? Che sia evidente l’erosione progressiva dell’identità maschile, su questo concordiamo, ma è realmente ciò che vogliamo ? E’ questa la conquista del femminismo ?  Cinque capitoli, tre appendici a cura di Armando Editore e una buona dose di coraggio per spingere fino in fondo la curiosità.