E’ un viaggio che parte da lontano. In quella narrativa bizzarra si accendono macchie irrisolte, colori che fanno condensa col proprio cromatismo, richiami d’intima impressione che tessono lo sguardo fuori dal reale. Le icone si rincorrono come in un gioco delle parti. Più che una tela, una pellicola a tinte forti di un secolo lungo cent’anni, che non guarda sommessamente indietro a capo chino e gremito dai mille ricordi nostalgici, come di qualcosa che non c’è più. Anzi è un tempo che rimanda mille domande e mille proposte ad un’arte contemporanea, che sembra aver smarrito i suoi miti migliori lasciandosi abbindolare da sperimentalismi disumani. Colore, gocce, legno, disegno, rievocazioni fumettistiche, cartoni animati, questo è il mondo sopravvissuto che non anela alla polvere del tempo, ma si agita ancora nel groviglio di grandi artisti, nelle mani di grandi geni. Bruno Donzelli si accosta alla materia celebrandone la vita intrinseca, la magia raccolta nell’antro del colore, la perdurante ricerca di un futurismo sempre pronto a rinnovare la sua identità.
Viaggio informale, da Reggio Calabria a Miami, Bruno Donzelli si ripropone con un’antologia non certo sommessa. Fin da giovanissimo Donzelli deve fare i conti con i critici italiani, che ne riconoscono l’autenticità intellettuale. Oggi grida ancora, con tempra disinvolta, il suo attraversare distinto, il grande libro dell’arte del ‘900.
La personale dell’artista campano, inaugurata lo scorso 13 novembre, sarà disponibile sino al 5 dicembre presso la Galleria Toma di Reggio Calabria, una delle poche che “osa” dare spazio al “diverso”. E’ vero che la città dello Stretto ha una lunga tradizione figurativa, anche di qualità, ma questo non significa che la pittura informale non abbia il suo messaggio.