Gourmet da mille e una notte!

ImagePronti partenza… via!! L’estate è in fermento, il solleone comincia a bruciare davvero e finalmente le serate diventano languide. La luna piena, le stelle, la sabbia ancora calda e una piscina. E poi, per rendere tutto più piacevole e indimenticabile, un buon piatto sperimentale. Dietro le quinte, una grande passione, la voglia di stupire e il genio gastronomico di chi si è arreso al fascino della cucina, prima ancora che a quello della propria donna.

Si chiama “Starchef” 2013 il contest gastronomico nazionale, che all’interno dell’usuale kermesse sulla legalità reggina, “Tabularasa”, si contenderà tre fra i nostri migliori chef. Andrea Golino, Igles Corelli, Marcello Valentino, questi gli intrattenitori dell’11, 22 e 28 luglio presso il Regent Hotel di Reggio Calabria.

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Un amore grande così

Romana Petri scrive un romanzo nostalgico. Ma in che senso? Se è vero che alla Imageprecarietà delle sovrastrutture culturali o istituzionali si somma la precarietà delle coscienze, allora l’instabilità ammorba anche i nostri sentimenti. Ed è così, che di equilibri precari, di fili delicati, di promesse sfocate è fatto questo amore che lega l’Umbria, il suo odore di bosco ancora bagnato, all’Argentina, dove tutto sa di sole e vento e mare e colori procaci. E’ una sfida questo amore cantato con tanto vigore in tempi di precarietà umana, una sfida anch’essa problematica, almeno agli occhi di Alcina, la protagonista. Una sfida che poi diventa il racconto lungo una vita, una vittoria sulle ombre del passato: amore su amore. Non c’è altro che voglia Alcina, anche se non ci crede; non c’è altro che voglia donare Spaltero. In una fase storica in cui, oltre alle economie, vacillano di riflesso persino i nostri sentimenti più intimi e puri, Romana Petri ha il coraggio di puntare sull’amore “per sempre”, dove il matrimonio non contribuisce a mettere una lapide, ma fortifica giorno dopo giorno il sogno, la promessa, il suggello di qualcosa in cui non crediamo, proni all’individualismo o anche solo per pigrizia.

“Tutta la vita”, edito Tealibri – Longanesi (marzo 2013), fin dal titolo ci da una misura; niente di contorto, niente di difficile, solo il desiderio di non scendere a patti col destino più nero e rimandare indietro le parti oscure di noi stessi, dove uomini e bestie e rancori e morti e illusioni si confondono con la tenuità del crepuscolo.

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Non fermate il jazz

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Nella foto: il Castello di Roccella Jonica (RC)

E’ ancora Roccella Jazz “Rumori Mediterranei”. Dopo il tam tam dei mesi scorsi che ha fatto temere per la manifestazione, il Roccella Jazz firmato Paolo Damiani torna con la voglia di non dire basta! In barba alla crisi, con qualche sacrificio e con la forza che contraddistingue la kermesse internazionale da appena trentun’anni, in un Sud sempre più povero e dentro il mito di una Calabria improduttiva e ‘ndranghetista, il Roccella Jazz torna a farsi largo nel panorama jazzistico mondiale quale eccellenza del territorio, illuminando una delle riviere più belle dell’Italia: Roccella jonica; bandiera blu insieme a Marina di Gioiosa Jonica.

 In questa edizione 2012, prevista dal 18 al 25 agosto, l’Oriente e l’Occidente si incontrano sul palcoscenico di Roccella; ma non solo, perché il tour sarà itinerante e toccherà anche Locri, Casignana (per chi ha voglia, doverosa anche una visita agli straordinari mosaici della Villa romana), Martone, Monasterace, Bivongi, Marina di Gioiosa e Reggio Calabria, che di consueto da il via al Roccella Jazz, questa volta con i Dajaloo e il Gonzalo Rubalcaba Trio in concerto nella suggestiva piazza del Castello Aragonese.

Buna lettura del programma al sito http://www.roccellajazz.net/index.asp

 

Un ponte di solidarietà

“Un braccio per donare, due bracciate per unire”. Non è solo un motto coniato per l’occasione, bensì lo spirito di fratellanza che anima la sesta edizione della traversata dello Stretto organizzata dalla Fidas, federazione italiana associazione donatori di sangue, insieme al coordinamento giovani, alla sezione calabrese e all’Adspem. A fare il tifo per questa iniziativa anche Regione, Provincia, Comune di Reggio Calabria e di Villa San Giovanni, la lega navale e tanti altri partners locali e nazionali. Una bella sfida, ma anche un modo per mettere l’attenzione su un tema tanto ostico, quanto doveroso nella quotidianità: donare sangue.

La manifestazione prenderà il via il 27 luglio sul lungomare di Catona (RC). Due giorni impegnati fra il trofeo giovani Fidas di beach volley e i campionati nazionali di kasinji, una pratica sportiva olistica nata recentemente in Giappone, ma con contaminazioni brasiliane.

Il rush finale ovviamente è affidato alla staffetta a nuoto il 29 luglio, che comprenderà il tratto fra Cannitello (RC) e Punta Faro (Ganzirri Sicilia). Appena tre chilometri di mare, laddove è più facile unire il continente con la Trinacria, per dire che tutto è possibile, anche sfidare Scilla e Cariddi, le correnti mostruose dello Stretto, o restare impigliato nella rete delle sirene. Ma se questo è possibile per atleti disabili, allora ogni giorno è possibile compiere un gesto di solidarietà: donare sé stessi attraverso una goccia di sangue.

A fianco dei donatori di sangue Fidas anche alcuni atleti, campioni nello sport e nella vita. Roberta Cogliandro, campionessa italiana di nuoto paralimpico, Anna Barbaro, nuotatrice non vedente, Giusy Versace, unica atleta con amputazione bilaterale e in corsa per Londra 2012, Francesco Vespe, atleta carabiniere con sette ori alle spalle e Nicola Bolzonello, già sul podio alla Coppa del mondo sui 10 chilometri in Brasile/Messico e campione italiano di nuoto in acque libere.

In rotta Verso Sud

I romani lo chiamavano “mare nostrum”, noi oggi parliamo di bacino del Mediterraneo, ma in qualunque modo lo si definisca il mare è sempre uguale a sé stesso. Immutabile, fermo eppure mosso, culla ma anche abisso di morte, ponte fra i popoli e via di invasioni, il mare ha sempre affascinato il cinema. Fonte di ispirazione poetica, perché conserva in sé il germe del mito e la storia dei Sud lo ha attraversato interamente. In lungo e in largo, il mare ha qualcosa da dire, e anche nel suo infinito silenzio non smette di cantare. Così il mare è suggestione, panorama di molti film  che parlano di immigrazione, che bucano da vicino la realtà oggettiva del Sud eppure ne colgono la forza creativa, un’indole generatrice sempre di cose nuove.

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Giunto alla sua terza edizione, il Festival del cinema mediterraneo, più noto come rassegna “Verso Sud”, ha preso il via lo scorso 25 luglio nell’arena Neri dello spazio Catonateatro di Reggio Calabria, per narrare ancora il Sud, e con esso quest’anno, anche il mare che lambisce tante esistenze. Con la direzione artistica affidata come di consueto a Nicola Petrolino, esperto emerito di cinema mediterraneo, di cinema impegnato e più spesso fuori dai canoni commerciali, il programma di “Verso Sud” si compone di tante pellicole inedite, ma ha aperto i battenti con la comicità di Ficarra e Picone, dal film “Anche se è amore non si vede”, e si concluderà con un film storico. “Kaos” dei fratelli Taviani, infatti, chiuderà la kermesse lunedì 27 agosto, con un omaggio anche a Pirandello.

Per prendere visione del programma basta cliccare sul seguente sito: http://www.catonateatro.it/home.php

L’appetito vien sul bus

Ingegnoso: cibo e cultura a spasso! Un’altra invenzione alla bolognese ci promette un autunno divertente. Al ritorno delle vacanze avremo una sorpresa: il ristobus! Ovvero il ristorante viaggia sul bus.

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Dal 18 settembre dunque, si farà a pugni per salire sull’autobus, sedersi e mangiare cogliendo gli scorci più belli di Bologna. “Aire” questo il nome del più tipico ristorante on the road, che da seguito alla filosofia dei quattro elementi: acqua, terra, fuoco e aria. Infatti, “Aire” nasce dopo “Agua”, altro locale rinomato di via Saragozza, dove l’armonia fra uomo e ambiente è rappresentata anche dall’uso di materiali di scarto e riciclo per l’arredamento.

Gli interni di “Aire” seguono il medesimo stile, con saccheggiamenti nei mercatini di turno, anche se si tratta di un vero e proprio autobus dell’azienda trasporti bolognese dismesso, poi donato alla creatività di quattro giovani imprenditori.

La novità ovviamente non è legata soltanto alla location inusuale; infatti la cena in autobus prevede un cambio di menù secondo la stagione e altre improvvisate che via via prenderanno corpo nel corso dell’esperienza, come aperitivi rinforzati e portate assolutamente vegetariane. Insomma un’idea suggestiva che tenta di soddisfare tutti i nostri sensi più immediati. Le prenotazioni sono affidate ad un numero telefonico attivo dal 1 settembre.

E per adesso l’appuntamento è alle 19 a piazza di Porta Saragozza.

Una voce a Sud

Della manifestazione se n’era parlato a marzo. Nel senso che le cinque realtà teatrali nate all’ombra delle due torri in questi anni di sperimentazioni, avevano pensato di avviare una rassegna, che potesse valorizzare il rapporto fra due sponde del Mediterraneo: quella italiana e quella africana. Così, Teatro del Pratello, Tra un atto e l’altro, Teatrino Clandestino, Medinsud e Lalage Teatro, da sempre attente al valore civile e sociale dell’arte teatrale, mettono insieme le forze per “Riva Sud Mediterraneo”, cinque serate in programma ed una dedicata al teatro – danza fuori programma. Un ingresso di soli cinque euro, un contributo minimo, per uno spettacolo di ottima qualità e per una kermesse davvero impegnata.

La manifestazione si è svolta, non a caso, nel cortile della sezione dei Servizi della Giustizia Minorile, sito a via del Pratello a Bologna, zona “non semplice” e punto di riferimento alternativo che risale ai movimenti del 1977, quando da queste parti campeggiava la storica sede di Radio Alice.

“Riva Sud Mediterraneo” è stata una rassegna di sguardi e pensieri e parole e voci e immagini. Un teatro aperto su quel mare nostrum, che oggi più che mai, è luogo di rivoluzione, liberazione, azione da parte dei popoli orientali.

In scena, accompagnate dalle musiche di Medinsud, le voci di Angela Malfitano, Francesca Mazza, Luciano Manzalini, Maurizio Cardillo e Fiorenza Menni. Le serate, di volta in volta, sono state introdotte dalle riflessioni di Luca Alessandrini, Tahar Lamri e Gianni Sofri.

Gli autori presi di mira per una riflessione e una interpretazione profonda, sono stati: Kaled Al Khamissi (Voci dei Taxi del Cairo. Il Cairo. Oggi); Ala Al Aswani (Voci da un Palazzo. Il Cairo. 2002); Assia Djebar (Voci di donne. Algeri. Fine Novecento); Nagib Mahfuz (Voci di vicoli. Il Cairo. Novecento); Paul Bowles (Voci dal deserto. Tangeri. Novecento); Elias Canetti (Voci ignote di Marrakech. Echi di viaggio. Anni ’50).

Per tutte le curiosità www.teatrodelpratello.it

Lirismo e sound mediterraneo alla prima del Roccella Jazz

Direttamente da Umbria Jazz, Danilo Rea e Flavio Boltro si alternano sul palcoscenico del Roccella Jazz. Con l’antica fortezza del castello Aragonese alle spalle e una platea elettrizzata, a Reggio Calabria si inaugura la kermesse 2011. Da trentuno anni sulla cresta dell’onda, la manifestazione dimostra ancora una volta di avere un’anima eclettica e internazionale. Il passaggio di scena, infatti, appartiene ad Al Di Meola.

Ma andiamo con ordine, perché la serata d’apertura segna un altro momento importante per “Opera”. Il nuovo di disco di Rea e Boltro, incarna la tradizione lirica italiana e la mette a confronto col migliore jazz. Rea, romano d’origine, infatti non è allettato dai canoni nord americani, quanto piuttosto dal melodramma italiano. Trovano così spazio, nell’esibizione del 12 agosto, Puccini e Bellini in particolare. Ma non è la prima volta che Rea ricorre ai maestri classici, già nel 2004 aveva pubblicato “Lirico” e nel 2010 aveva vinto il premio come miglior pianista dell’anno al Top Jazz, grazie al concorso indetto dalla rivista Musica Jazz, per la sua performance “A tribute to Fabrizio De André”. Questa volta satura l’atmosfera, grazie anche all’incredibile feeling col trombettista Flavio Boltro, con i vari “Barbiere di Siviglia”, Guglielmo Thell”, “Casta Diva”. Ed è un successo grandioso, che deve soprattutto alla tecnica, all’arrangiamento e all’innovazione che garantisce il jazz.

In seconda battuta Al Di Meola. Statunitense, ma di origini italiane, Al Di Meola vanta una lunga carriera iniziata nel 1976 con “Land of the Midnight Sound” e le numerose collaborazioni con i più grandi musicisti dell’ultimo secolo. Meola e il suo “furor jazzistico”, sono accompagnati da “New World Sinfony”. È la nuova formazione di Meola, una tra le migliori, come ha sostenuto lui stesso durante un’intervista: all’attivo Peo Alfonsi, guitar numero due, Fausto Beccalossi, accordion e Peter Kaszas drums.

Cento minuti di spettacolo e un triplo bis, il mito della chitarra non consoce segreti in fatto di acustica o di suoni elettrici, e tiene incollato il pubblico stretto sotto il palcoscenico. La qualità musicale è di altissimo livello, si fondono insieme perizia tecnica, unicità compositiva e modalità espressive disinvolte. Al Di Meola è in grado di imporsi con straordinaria noncuranza, come se la chitarra fosse una propria estensione e come se la scena gli appartenesse da sempre. Esploratore del genere jazz, e precursore, la sua musica è un’avanguardia continua che richiama a sé, la world music, il tango nuevo rubato a Piazzolla, il flamenco, le ascendenze brasiliane, la musica africana e medio orientale, e ovviamente il jazz alla Di Meola, che ama adagiarsi sulla cultura mediterranea.

 

Magna Gaecia Teatro: Cassandra sotto le stelle di Reggio

Il risvolto morale di Cassandra prende forma attraverso un mimato gioco di voci e canti e atmosfere effervescenti, tra gli anni ’20 e il tempo del ricordo. Il flusso di coscienza diviene il filo conduttore di un messaggio/interpretazione, che passa attraverso il filtro noncurante della storia, l’analisi percettiva di una intellettuale che ha saggiato il nazismo e ha vissuto male la Berlino del dopoguerra.

Cassandra, l’anti – eorina del femminismo barbaro si nasconde dietro le pieghe scenografiche di uno spettacolo inusuale. “Respiro – Concerto fisico per donne in acqua” per la regia di Michela Lucenti e con Ambra Chiarello, Teresa Timpano, Emanuela Serra, Gianluca Pezzino e la stessa Lucenti nei panni di Christa Wolf. L’opera è andata in scena nella cornice del Castello Aragonese di Reggio Calabria.

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Assoluto silenzio

Qualche tempo fa, con la voglia di ingannare il tempo, ho cominciato a sfogliare uno di quei giornali al femminile, che ultimamente hanno fatto progressi arricchendosi di news e servizi interessanti. Parlo di “A”, molto più sui generis della solita rivista femminile. Tra i suoi collaboratori trovano spazio Marco Travaglio e Mario Giordano. Ed è proprio su quest’ultimo nome che mi voglio soffermare. Il “grillo parlante” questa volta mi ha colpito perché nella sua usuale rubrica intratteneva un argomento del quale, da un anno a questa parte, non si è affatto parlato. Lo stesso Mario Giordano in apertura spiega che di suicidi non bisognerebbe parlare. Un modo per evitare un’ingrata emulazione. Ma non è questo il punto, perché in questo caso, il fatto grave, avrebbe dovuto essere strombazzato, malgrado la tragedia, e invece è finito nel dimenticatoio, tradendo ancora una volta chi ha pensato che con un gesto così estremo, si potessero scuotere le coscienze. Oltre che le lobby di potere dentro l’università italiana. Quel sistema di baronaggio che né la politica passata, né quella futura, né tantomeno questo insulso governo di ladri e puttane raccomandati, ha voglia di estirpare.

Sulla lapide c’è scritto Norman Zarcone, 27 anni, laureato in filosofia con 110 e lode, due volte; dottorando in filosofia del linguaggio all’Università di Palermo, volato dal settimo piano dell’ateneo nel settembre 2010. E’ quasi passato un anno, e adesso che mi è venuto sotto gli occhi il foglio strappato da quella rivista femminile, mi è sembrato un dovere necessario ricordarlo così. Perché nessuno, ma proprio nessuno, in questo anno che sta per chiudere la sua parabola estiva, si è preoccupato del perché di un tale suicidio. Dai soliti talk show di grido, non abbiamo avuto nemmeno una parola.

Troppo scomodo anche nella morte, come tutti i “bravi”, Norman Zarcone decide di prendersi la libertà di morire in una società che non ti da la libertà di scegliere il lavoro, che non ti da la libertà di fare ciò che ami, che non ti permette il libero sfogo delle passioni, che non da la libertà del merito, che non ti da la libertà di costruire il futuro, né di fare progetti di famiglia o di crescita professionale. Norman ha scelto la stabilità della morte di fronte alla precarietà dell’esistenza e di una generazione che sembra non avere speranza. Come potremmo giudicarlo ? Io dico, giudichiamo noi stessi, che stiamo a guardare, che scarseggiamo di coraggio, di quell’audacia che ci permetta ora di schiodarci dalle sedie e riprenderci la libertà. Sulle piazze, per le strade, dalla rete, sui giornali, dalle radio, in corteo, dietro le porte dei ministri, nelle aule, non dico che sia facile né che non ci sia qualcosa da perdere, ma i modi ci sono. Pur di scrollarsi di dosso questa sordida indifferenza democratica.