Gourmet da mille e una notte!

ImagePronti partenza… via!! L’estate è in fermento, il solleone comincia a bruciare davvero e finalmente le serate diventano languide. La luna piena, le stelle, la sabbia ancora calda e una piscina. E poi, per rendere tutto più piacevole e indimenticabile, un buon piatto sperimentale. Dietro le quinte, una grande passione, la voglia di stupire e il genio gastronomico di chi si è arreso al fascino della cucina, prima ancora che a quello della propria donna.

Si chiama “Starchef” 2013 il contest gastronomico nazionale, che all’interno dell’usuale kermesse sulla legalità reggina, “Tabularasa”, si contenderà tre fra i nostri migliori chef. Andrea Golino, Igles Corelli, Marcello Valentino, questi gli intrattenitori dell’11, 22 e 28 luglio presso il Regent Hotel di Reggio Calabria.

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Un ponte di solidarietà

“Un braccio per donare, due bracciate per unire”. Non è solo un motto coniato per l’occasione, bensì lo spirito di fratellanza che anima la sesta edizione della traversata dello Stretto organizzata dalla Fidas, federazione italiana associazione donatori di sangue, insieme al coordinamento giovani, alla sezione calabrese e all’Adspem. A fare il tifo per questa iniziativa anche Regione, Provincia, Comune di Reggio Calabria e di Villa San Giovanni, la lega navale e tanti altri partners locali e nazionali. Una bella sfida, ma anche un modo per mettere l’attenzione su un tema tanto ostico, quanto doveroso nella quotidianità: donare sangue.

La manifestazione prenderà il via il 27 luglio sul lungomare di Catona (RC). Due giorni impegnati fra il trofeo giovani Fidas di beach volley e i campionati nazionali di kasinji, una pratica sportiva olistica nata recentemente in Giappone, ma con contaminazioni brasiliane.

Il rush finale ovviamente è affidato alla staffetta a nuoto il 29 luglio, che comprenderà il tratto fra Cannitello (RC) e Punta Faro (Ganzirri Sicilia). Appena tre chilometri di mare, laddove è più facile unire il continente con la Trinacria, per dire che tutto è possibile, anche sfidare Scilla e Cariddi, le correnti mostruose dello Stretto, o restare impigliato nella rete delle sirene. Ma se questo è possibile per atleti disabili, allora ogni giorno è possibile compiere un gesto di solidarietà: donare sé stessi attraverso una goccia di sangue.

A fianco dei donatori di sangue Fidas anche alcuni atleti, campioni nello sport e nella vita. Roberta Cogliandro, campionessa italiana di nuoto paralimpico, Anna Barbaro, nuotatrice non vedente, Giusy Versace, unica atleta con amputazione bilaterale e in corsa per Londra 2012, Francesco Vespe, atleta carabiniere con sette ori alle spalle e Nicola Bolzonello, già sul podio alla Coppa del mondo sui 10 chilometri in Brasile/Messico e campione italiano di nuoto in acque libere.

L’appetito vien sul bus

Ingegnoso: cibo e cultura a spasso! Un’altra invenzione alla bolognese ci promette un autunno divertente. Al ritorno delle vacanze avremo una sorpresa: il ristobus! Ovvero il ristorante viaggia sul bus.

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Dal 18 settembre dunque, si farà a pugni per salire sull’autobus, sedersi e mangiare cogliendo gli scorci più belli di Bologna. “Aire” questo il nome del più tipico ristorante on the road, che da seguito alla filosofia dei quattro elementi: acqua, terra, fuoco e aria. Infatti, “Aire” nasce dopo “Agua”, altro locale rinomato di via Saragozza, dove l’armonia fra uomo e ambiente è rappresentata anche dall’uso di materiali di scarto e riciclo per l’arredamento.

Gli interni di “Aire” seguono il medesimo stile, con saccheggiamenti nei mercatini di turno, anche se si tratta di un vero e proprio autobus dell’azienda trasporti bolognese dismesso, poi donato alla creatività di quattro giovani imprenditori.

La novità ovviamente non è legata soltanto alla location inusuale; infatti la cena in autobus prevede un cambio di menù secondo la stagione e altre improvvisate che via via prenderanno corpo nel corso dell’esperienza, come aperitivi rinforzati e portate assolutamente vegetariane. Insomma un’idea suggestiva che tenta di soddisfare tutti i nostri sensi più immediati. Le prenotazioni sono affidate ad un numero telefonico attivo dal 1 settembre.

E per adesso l’appuntamento è alle 19 a piazza di Porta Saragozza.

Una voce a Sud

Della manifestazione se n’era parlato a marzo. Nel senso che le cinque realtà teatrali nate all’ombra delle due torri in questi anni di sperimentazioni, avevano pensato di avviare una rassegna, che potesse valorizzare il rapporto fra due sponde del Mediterraneo: quella italiana e quella africana. Così, Teatro del Pratello, Tra un atto e l’altro, Teatrino Clandestino, Medinsud e Lalage Teatro, da sempre attente al valore civile e sociale dell’arte teatrale, mettono insieme le forze per “Riva Sud Mediterraneo”, cinque serate in programma ed una dedicata al teatro – danza fuori programma. Un ingresso di soli cinque euro, un contributo minimo, per uno spettacolo di ottima qualità e per una kermesse davvero impegnata.

La manifestazione si è svolta, non a caso, nel cortile della sezione dei Servizi della Giustizia Minorile, sito a via del Pratello a Bologna, zona “non semplice” e punto di riferimento alternativo che risale ai movimenti del 1977, quando da queste parti campeggiava la storica sede di Radio Alice.

“Riva Sud Mediterraneo” è stata una rassegna di sguardi e pensieri e parole e voci e immagini. Un teatro aperto su quel mare nostrum, che oggi più che mai, è luogo di rivoluzione, liberazione, azione da parte dei popoli orientali.

In scena, accompagnate dalle musiche di Medinsud, le voci di Angela Malfitano, Francesca Mazza, Luciano Manzalini, Maurizio Cardillo e Fiorenza Menni. Le serate, di volta in volta, sono state introdotte dalle riflessioni di Luca Alessandrini, Tahar Lamri e Gianni Sofri.

Gli autori presi di mira per una riflessione e una interpretazione profonda, sono stati: Kaled Al Khamissi (Voci dei Taxi del Cairo. Il Cairo. Oggi); Ala Al Aswani (Voci da un Palazzo. Il Cairo. 2002); Assia Djebar (Voci di donne. Algeri. Fine Novecento); Nagib Mahfuz (Voci di vicoli. Il Cairo. Novecento); Paul Bowles (Voci dal deserto. Tangeri. Novecento); Elias Canetti (Voci ignote di Marrakech. Echi di viaggio. Anni ’50).

Per tutte le curiosità www.teatrodelpratello.it

Assoluto silenzio

Qualche tempo fa, con la voglia di ingannare il tempo, ho cominciato a sfogliare uno di quei giornali al femminile, che ultimamente hanno fatto progressi arricchendosi di news e servizi interessanti. Parlo di “A”, molto più sui generis della solita rivista femminile. Tra i suoi collaboratori trovano spazio Marco Travaglio e Mario Giordano. Ed è proprio su quest’ultimo nome che mi voglio soffermare. Il “grillo parlante” questa volta mi ha colpito perché nella sua usuale rubrica intratteneva un argomento del quale, da un anno a questa parte, non si è affatto parlato. Lo stesso Mario Giordano in apertura spiega che di suicidi non bisognerebbe parlare. Un modo per evitare un’ingrata emulazione. Ma non è questo il punto, perché in questo caso, il fatto grave, avrebbe dovuto essere strombazzato, malgrado la tragedia, e invece è finito nel dimenticatoio, tradendo ancora una volta chi ha pensato che con un gesto così estremo, si potessero scuotere le coscienze. Oltre che le lobby di potere dentro l’università italiana. Quel sistema di baronaggio che né la politica passata, né quella futura, né tantomeno questo insulso governo di ladri e puttane raccomandati, ha voglia di estirpare.

Sulla lapide c’è scritto Norman Zarcone, 27 anni, laureato in filosofia con 110 e lode, due volte; dottorando in filosofia del linguaggio all’Università di Palermo, volato dal settimo piano dell’ateneo nel settembre 2010. E’ quasi passato un anno, e adesso che mi è venuto sotto gli occhi il foglio strappato da quella rivista femminile, mi è sembrato un dovere necessario ricordarlo così. Perché nessuno, ma proprio nessuno, in questo anno che sta per chiudere la sua parabola estiva, si è preoccupato del perché di un tale suicidio. Dai soliti talk show di grido, non abbiamo avuto nemmeno una parola.

Troppo scomodo anche nella morte, come tutti i “bravi”, Norman Zarcone decide di prendersi la libertà di morire in una società che non ti da la libertà di scegliere il lavoro, che non ti da la libertà di fare ciò che ami, che non ti permette il libero sfogo delle passioni, che non da la libertà del merito, che non ti da la libertà di costruire il futuro, né di fare progetti di famiglia o di crescita professionale. Norman ha scelto la stabilità della morte di fronte alla precarietà dell’esistenza e di una generazione che sembra non avere speranza. Come potremmo giudicarlo ? Io dico, giudichiamo noi stessi, che stiamo a guardare, che scarseggiamo di coraggio, di quell’audacia che ci permetta ora di schiodarci dalle sedie e riprenderci la libertà. Sulle piazze, per le strade, dalla rete, sui giornali, dalle radio, in corteo, dietro le porte dei ministri, nelle aule, non dico che sia facile né che non ci sia qualcosa da perdere, ma i modi ci sono. Pur di scrollarsi di dosso questa sordida indifferenza democratica.

A voi la parola.

«L’Italia è sempre stato – si legge in una nota degli organizzatori, Giusva Branca e Raffaele Mortelliti di strill.it (quotidiano calabrese sul web) – “il Paese della doppia morale”, dei vizi privati e delle pubbliche virtù. Ma cosa è scandalo? In funzione di cosa muta il concetto di scandalo? Al passare del tempo? Alla localizzazione geografica? Alle tematiche trattate? Ai protagonisti dello scandalo medesimo? E tutto ciò che mira, da un lato a silenziare lo scandalo e, dall’altro, opposto, a generarlo ad arte non è scandaloso più dello scandalo stesso? E, ancora, lo scandalo è tale in quanto tale o lo diventa nella misura in cui diventa di dominio pubblico? E allora, per dirla  in gergo giornalistico, cosa finisce in pagina? Cioè lo scandalo va pubblicato o, viceversa, è la pubblicazione che crea lo scandalo

La seconda edizione di “Tabularasa 2011 – Lo scandalo”, che tante approvazioni aveva ricevuto al suo esordio, quest’anno ha deciso di esporsi ulteriormente, cercando di dare e darsi delle risposte per ben venti serate, con oltre sessanta ospiti tra intellettuali, giornalisti, magistrati, scrittori, artisti, musicisti, e soprattutto popolo. Ma non mancheranno nemmeno i rappresentanti della stampa straniera, pronti a mettere l’Italia nuda davanti allo specchio, senza badare a compromessi.

Il primo appuntamento, il 7 luglio, avrà luogo nella Piazza del Castello Aragonese di  Reggio Calabria, e si svilupperà sul tema “Donne e uomini assassinati dalla ‘ndrangheta”; protagonisti Danilo Chirico e Alessio Magro della onlus DaSud, che presentano il volume Dimenticati, portando avanti il recupero della memoria calabrese. Accanto a loro Giuseppe Pignatone, Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Francesco Forgione, già Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia e Filippo Veltri, Responsabile redazione calabrese Ansa. A chiudere la serata provvederà la grinta dei Kalafro, band indipendente che fa della sua musica un documento di denuncia contro la cultura mafiosa.

Per il programma integrale si rimanda al sito http://www.strill.it

Buona visione a tutti!

Apre i battenti la XXV edizione del festival “Il cinema ritrovato”. Bologna e la cineteca si agghindano a festa per accogliere le pellicole più belle, per riportare alla luce e alla bellezza dei colori vitali, metri e metri di bobine in bianco e nero. Otto giorni di “cinema perduto e ritrovato” – dal 25 giugno al 2 luglio – fitti di appuntamenti, incontri, aperitivi, seminari, laboratori, mostre e scatti fotografici, e soprattutto di visioni senza tempo che prendono forma sul grande schermo. In piazza Maggiore o nelle sale messe a disposizione dalla cineteca di Bologna, “il grande schermo” è il vero protagonista: il suo fascino resiste alle innovazioni del digitale.

Un’edizione importante questa del 2011, un traguardo: le nozze d’argento del “cinema ritrovato”. In realtà è il paradiso dei cinefili, una macchina del tempo, un rendez vous a cui la città non rinuncia nemmeno sotto la canicola asfissiante dell’estate bolognese. All’ombra del Nettuno, il festival ci conduce tra film, documentari e dibattiti attorno agli autori del Novecento. Ma non solo; musica live, l’orchestra al completo del Teatro Comunale di Bologna, impressionismo, realismo, prospettive estetiche, riverberi di classicità, eventi storici e personaggi culto/storia del cinema, che si confondono con la tecnologia cinematografica post contemporanea. Ad inaugurare la kermesse 2011 Giuseppe Tornatore. A Goffredo Lombardi, istituzione del cinema italiano per eccellenza, signore e padrone della “Titanus” della dolce vita e poi degli anni ruggenti, l’omaggio del regista siciliano con il film – documento L’ultimo Gattopardo.

Cinema popolare e cinema d’autore, i film muti e i capolavori di Howard Hawks, Il ladro di Bagdad e l’ultimo documentario di Martin Scorsese, la pioniera Alice Guy e un tributo ad Elias Kazan, e ancora la fotografia didattica di Eric Rohmer, Le voyage dans la lune, il socialismo, l’intelligenza civile di Luigi Zampa, la guerra in Libia e il progetto Chaplin, troverete di tutto sotto le stelle de “Il cinema ritrovato”, persino il superatissimo luogo comune che Agli uomini piacciono le bionde, tanto per citare un classico!

Il programma al completo si può scaricare dal sito http://www.cinetecadibologna.it/

Comunicato di redazione de “Il Messaggero”

Roma, 25 giugno 2011.

ll Comitato di Redazione del Messaggero denuncia le continue provocazioni dell’Azienda, che è arrivata a minacciare sanzioni disciplinari a tutti i partecipanti all’Assemblea dei giornalisti, e ha avviato la procedura sanzionatoria per quei redattori che sono stati identificati come presenti alla riunione sindacale. Fino a quando le intimidazioni riguardavano solo il Cdr non abbiamo ritenuto di rispondere, nell’ostinato tentativo di recuperare corrette relazioni industriali. Ma ora, venuti a conoscenza che la procedura disciplinare è stata avviata anche per altri colleghi, non possiamo che denunciare una situazione che non ha precedenti nella storia del giornalismo italiano in tempi di democrazia. Il pretesto è stato che l’Assemblea è stata convocata, com’è tradizione storica, nel salone della Cronaca di Roma, mentre l’Azienda voleva che si svolgesse in un’aula al piano terra, fuori dal luogo di fattura del giornale, con un ingresso direttamente sull’androne. I motivi addotti, rappresentati solo ora, sono legati alla sicurezza. Spiegazione che non convince, perché la stanza proposta è di 65 mq più piccola del salone della Cronaca e può ospitare solo un terzo della redazione.

Il salone della Cronaca di Roma ha ospitato assemblee quando l’organico era molto superiore a quello attuale, fino a sessanta giornalisti in più appena due anni fa. E dodici anni fa, quando il giornale era già proprietà di questo Editore, ha ospitato la visita del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, con un affollamento di trecento tra giornalisti, amministrativi, poligrafici e persone al seguito nella stessa sala che ora si giudica pericolosa. Noi dalla parte nostra abbiamo lo Statuto dei Lavoratori, che prevede che le assemblee si tengano nei luoghi di lavoro e non in un locale di arredo. Tuttavia, neanche di questa cosa abbiamo fatto una questione di principio, disponibili a un confronto che tenga conto degli interessi di tutti e dei reciproci diritti. Ma la misura è colma se si colpiscono i giornalisti nella loro libera attività sindacale. Come Cdr abbiamo chiesto all’azienda di ritirare la procedura disciplinare per quei colleghi che non fanno parte del Comitato di Redazione. La risposta è stata: «Non sempre ci sono risposte». A questo si aggiunge che l’Azienda ha preteso di intimidire i giornalisti all’interno del luogo di lavoro comunicando che «personale di vigilanza sarà di presidio all’ingresso della sala Cronaca, per garantire il rispetto delle indicazioni aziendali» se si dovesse svolgere l’Assemblea. Un linguaggio e un’iniziativa estranei alla gestione di un giornale libero in un Paese libero.

Queste intimidazioni avvengono dopo un’Assemblea che ha stigmatizzato il trasferimento, senza che ci siano state rappresentate le comprovate ragioni richieste dal Codice Civile, di una collega dalla redazione di Pescara all’Aquila; il mutamento di mansioni di un’altra collega di Roma che vede pregiudicata la sua professionalità e la chiusura, dopo oltre cinquant’anni, della redazione “storica” di Macerata. A testa alta difendiamo la dignità del nostro lavoro e impegno, e siamo certi che i lettori sono e saranno al nostro fianco.

 

 

 

FLI: scacco vincente a destra e a sinistra

Dimentichiamoci la destra conservatrice, xenofoba, nazionalista, la destra delle svastiche e delle leggi razziali, la destra espressione dei ceti alti, dei finanzieri e dell’industria, dimentichiamo quell’immagine obsoleta di destra tradizionale, e mettiamoci chiaro in testa che oggi, in Italia, si deve parlare solo di “destra sociale” alla Fini. Ebbene si, Gianfranco Fini, cresciuto ai piedi di Almirante, esattamente come San Paolo ai piedi di Gamaliele, è l’uomo della svolta in grado di superare la più antica dottrina conservatrice e di aprirsi all’europeismo e addirittura alla sinistra. E tutto nel nome sacrosanto di un’Italia unita. Privo di slanci, il Bel Paese pare ora ritrovare dietro il fairplay di Gianfranco Fini quel coraggio che gli occorre per reagire alla decadenza e al declino.

E’ già la quarta volta che Futuro e Libertà, nuovo soggetto politico finiano a tutto tondo, creatura che finalmente non deve essere divisa fra due genitori separati in casa, si presenta al Paese. Al Teatro Manzoni di Bologna, Futuro e Libertà si è rivolto ai giovani. La risposta non è venuta meno, a vedere la sala gremita e un numero crescente di giovanissimi provenienti spontaneamente dalle regioni limitrofe, accalcati ai lati ad ascoltare l’intensa kermesse finiana. E a onor del vero il consenso giovanile appare doppio, secondo i dati, nei confronti di Futuro e Libertà, se paragonati alle altre forze politiche.

Gianfranco Fini leader, Gianfranco Fini presidente, Gianfranco Fini salvatore della Patria, Gianfranco Fini, il messia, l’ultima alternativa per il risveglio politico dell’Italia, Gianfranco Fini sembra convincere in maniera molto più seria di una sinistra confusa e “confusionata” da troppo tempo, stralunata e arroccata nella ricerca spasmodica di un leader che piaccia a tutti. Una sinistra, che anziché ascoltare le istanze della gente, sguazza nelle beghe interne, perde tempo a realizzare il modello superdemocratico. Incapace di piegare la massa a suo favore, oggi la sinistra perde colpi, lasciando agli audaci come Fini, larghe fasce sociali tradizionalmente di cultura rossa, ma che oggi si ritrovano sul palco a raccontare la loro storia di sacrificio, di lavoro, di studio, di passione, davanti ad un leader di destra. E parliamo di operai, piccoli e giovani imprenditori, ricercatori, scrittori, giornalisti, universitari che non sanno più a che santo votarsi. Così, in questa mistura di litigi, corruzione, mancanza di moralità e di punti etici, indecisione, debolezza istituzionale, stanchezza dei partiti, inesistenza dell’opposizione, allora meglio votarsi a santo Gianfranco, che almeno ha avuto il coraggio di alzarsi e dire la sua!

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