Dimentichiamoci la destra conservatrice, xenofoba, nazionalista, la destra delle svastiche e delle leggi razziali, la destra espressione dei ceti alti, dei finanzieri e dell’industria, dimentichiamo quell’immagine obsoleta di destra tradizionale, e mettiamoci chiaro in testa che oggi, in Italia, si deve parlare solo di “destra sociale” alla Fini. Ebbene si, Gianfranco Fini, cresciuto ai piedi di Almirante, esattamente come San Paolo ai piedi di Gamaliele, è l’uomo della svolta in grado di superare la più antica dottrina conservatrice e di aprirsi all’europeismo e addirittura alla sinistra. E tutto nel nome sacrosanto di un’Italia unita. Privo di slanci, il Bel Paese pare ora ritrovare dietro il fairplay di Gianfranco Fini quel coraggio che gli occorre per reagire alla decadenza e al declino.
E’ già la quarta volta che Futuro e Libertà, nuovo soggetto politico finiano a tutto tondo, creatura che finalmente non deve essere divisa fra due genitori separati in casa, si presenta al Paese. Al Teatro Manzoni di Bologna, Futuro e Libertà si è rivolto ai giovani. La risposta non è venuta meno, a vedere la sala gremita e un numero crescente di giovanissimi provenienti spontaneamente dalle regioni limitrofe, accalcati ai lati ad ascoltare l’intensa kermesse finiana. E a onor del vero il consenso giovanile appare doppio, secondo i dati, nei confronti di Futuro e Libertà, se paragonati alle altre forze politiche.
Gianfranco Fini leader, Gianfranco Fini presidente, Gianfranco Fini salvatore della Patria, Gianfranco Fini, il messia, l’ultima alternativa per il risveglio politico dell’Italia, Gianfranco Fini sembra convincere in maniera molto più seria di una sinistra confusa e “confusionata” da troppo tempo, stralunata e arroccata nella ricerca spasmodica di un leader che piaccia a tutti. Una sinistra, che anziché ascoltare le istanze della gente, sguazza nelle beghe interne, perde tempo a realizzare il modello superdemocratico. Incapace di piegare la massa a suo favore, oggi la sinistra perde colpi, lasciando agli audaci come Fini, larghe fasce sociali tradizionalmente di cultura rossa, ma che oggi si ritrovano sul palco a raccontare la loro storia di sacrificio, di lavoro, di studio, di passione, davanti ad un leader di destra. E parliamo di operai, piccoli e giovani imprenditori, ricercatori, scrittori, giornalisti, universitari che non sanno più a che santo votarsi. Così, in questa mistura di litigi, corruzione, mancanza di moralità e di punti etici, indecisione, debolezza istituzionale, stanchezza dei partiti, inesistenza dell’opposizione, allora meglio votarsi a santo Gianfranco, che almeno ha avuto il coraggio di alzarsi e dire la sua!
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