Quei tre venuti da Paracorio…

E’ incredibile come la semplicità di un racconto familiare possa impregnare di orgoglio e dignità anche chi, quella storia, non l’ha vissuta mai. Come quando scorre la pellicola in bianco e nero di “Nuovo Cinema paradiso”, così le pagine de “La signora di Ellis Island” di Mimmo Gangemi, scorrono davanti ad un lettore attonito per la bellezza della narrativa. E il lettore intelligente, sa fin da subito che ha fra le mani una delle opere letterarie più belle degli ultimi anni. Nulla da invidiare dunque, agli scrittori stranieri e tutto il merito ad una casa editrice come la Einaudi (Stile Libero), che ha scelto di investire su un talento nascosto. Il genio letterario di Gangemi si era già manifestato con “Il giudice meschino” pubblicato appena due anni fa, ma il tempo e i ricordi e l’attaccamento a questa terra aspra – la Calabria – amara quanto le lacrime di chi è partito, gli hanno messo in testa un’altra follia letteraria. Per la bontà, per la ricchezza, per la genuinità, e soprattutto per quelle seicento pagine che scivolano via, e appena finita la lettura quasi dispiace che sia finita. E si resta ancorati a quel vago senso di paternità perduta, quasi orfani di un romanzo che pretende di avere un seguito. Ma ne vale la pena ? Quale Italia in questi ultimi trent’anni ?

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